di Emma Cassarà - IV liceo
«Fu il 10 dicembre del 1997 che Julia Butterfly Hill, attivista americana, sedette per l'ultima volta in mezzo a noi».
L’americana Julia Hill a 23 anni decise di salire su una sequoia millenaria nella foresta di Headwaters in California, dichiarando che non ne sarebbe scesa fino a quando la Pacific Lumber Company, all'epoca la più potente industria americana del legname, non avesse rinunciato al suo abbattimento. Una decisione fondata e coerente, non come Cosimo che, a 12 anni, si rifugia in cima ad un albero dopo un litigio con i suoi genitori per aver rifiutato un piatto di lumache.
Julia manifesta contro la deforestazione come tanti prima di lei avevano fatto, ma il modo in cui lo fa ha fatto molto reagire e parlare i giornalisti.
L’attivista è rimasta per ben due anni (1997-1999), 738 giorni su Luna, la sequoia.
Julia, soprannominata Butterfly, resiste alle pressioni dell’impresa e dei falegnami ma soprattutto alle intemperie e al freddo. Non ha un «berretto di pel di gatto» ma la Baronessa rampante è ben attrezzata. Dei militanti le portano delle coperte e grazie ad un sistema di corde non ha bisogno di cacciare con un «fucile a tracolla».
Julia Hill come Cosimo Piovasco di Rondò hanno investito anni della loro vita per una causa che difendevano; ma ne è valsa la pena?
Per Julia sì: l’impresa ha smesso di tagliare alberi e per farsi perdonare ha finanziato la ricerca forestale. Oggi è diventata una fonte di ispirazione per la nuova generazione di militanti ecologisti che lottano contro il riscaldamento climatico.
Fonti e immagini: https://www.juliabutterflyhill.com
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