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Alice Pacchiotti

La crisi climatica è arrivata sotto casa

di Alice Pacchiotti - IV Liceo 



Il clima è un’emergenza che riguarda tutti: la rassegnazione non è più un’opzione possibile 


25 settembre 2023


25 luglio 2023, Milano (Via Michelangelo Buonarroti) trasformata in un cimitero di alberi dopo una notte di vento e fulmini


Siccità, incendi, inondazioni: il 2023 che sta volgendo al termine continua a mostrare in maniera evidente il problema della crisi climatica.

L’ultima notizia risale ad alcuni giorni fa quando il mondo è stato contemporaneamente colpito da inondazioni in tre continenti diversi: prima la Spagna, poi il Mediterraneo orientale, infine la Cina. Immagini sovrapponibili, dove cambia solo lo scenario, la piana della Tessaglia o il centro di Hong Kong: strade come fiumi, pianure come laghi, auto trascinate in mare. Una settimana da waterworld, per citare un film apocalittico, che ebbe poco successo ma una buona preveggenza, visto che era il 1995. Dalla Grecia alla Cina, le immagini che abbiamo visto scorrere nei telegiornali raccontano tutte la stessa storia: il clima come una roulette; oggi è toccato a loro, domani chissà. Alcuni anni fa sarebbe stata la scena di un disaster movie hollywoodiano; oggi è il nostro mondo, presente e futuro.

La crisi climatica continua ad alzare l’asticella visiva ma noi di riflesso stiamo perdendo la sensibilità, come se non fossimo più in grado di stupirci.

Una parola che spesso pronunciamo davanti a questi terribili fenomeni è disgrazia, come un’eco di dolore che non si riesce a governare: la sfortuna della sorte, la divina avversità, tutto ciò che ci induce a maledire gli dei.

Piangiamo rassegnati la disgrazia di un’alluvione o di un incendio e chiamiamo in causa il divino, la fatalità, nascondendo le nostre responsabilità. E così ogni annata sembra l’episodio di una serie tv che ci sta ormai annoiando, perché ai nostri occhi quelle immagini diventano ripetitive, finché alla fine il giro non tocca a noi, come è successo a maggio in Romagna. Così, senza preavviso. Il giorno prima avevi una casa, un lavoro, inutili cose di cui lamentarti, le grigliate in famiglia e le domeniche sportive. E poi all’improvviso solo fango. Fango che copre tutto: le strade, i campi, le case. 

Anche i disastri sulle isole greche, dagli incendi di Rodi alle alluvioni di Skiathos, ci sembrano distanti, non ci hanno colpito quanto avrebbero dovuto, forse perché è ormai settembre e le vacanze sono un ricordo lontano. 

La noia è una forma subdola di negazionismo, un anestetico contro la paura, ma pericoloso perché anestetizza il nostro senso di realtà, la nostra consapevolezza e porta alla rassegnazione. La rassegnazione, tuttavia, non è una opzione possibile. Bisogna reagire e non pensare all’emergenza inaspettata piangendo la disgrazia. Il passo prioritario è riprogettare noi e il nostro modo di pensare. Convincersi cioè che l’ambiente non è solo un tema per fanatici, imbrattatori di statue, “scioperati” del venerdì. 

È una emergenza che riguarda tutti. TUTTI dobbiamo metterci la testa: dobbiamo rimanere svegli, non ci possiamo annoiare, anche se quelle immagini ci sembra di averle viste lo scorso anno o anni prima.



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