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Classe IV liceo

Settembre, andiamo

Aggiornamento: 8 gen

In poesia e prosa, il racconto del nostro settembre di nuovo sui banchi


delle studentesse e degli studenti della IV liceo


Settembre, andiamo 

di Chiara Santoro



Settembre, andiamo 

Lascia che il tuo vento ci porti consiglio 

E non solo qualche sbadiglio. 

Con le tue foglie colori le strade di vermiglio,

E io quasi mi meraviglio. 

Settembre, andiamo 

Non possiamo più scappare dai problemi,

È tempo di piantare i semi

E pensare fuori dagli schemi. 

Settembre, andiamo 

Portami a braccetto nella selva oscura,

E guidami in questa nuova avventura. 

Non sono le fiere a farmi paura, 

Ma solo perdere un po’ d’abbronzatura. 

Settembre, andiamo 

Questo percorso concludiamo, 

Come il viandante sul mare di nebbia guardiamo 

Il nostro futuro a portata di mano.


Settembre, andiamo

di Emma Cassarà

Settembre andiamo. È tempo di scappare

Ora in terra lombarda i miei milanesi

Lasciano la roccaforte e vanno a Forte

Scendono alla Toscana praticamente australe

Che verde è come il bosco verticale.


Han bevuto profondamente a Brera 

Lo spritz, che sapor d’acqua natia

Rimanga ne’ cuori esuli a conforto 

Perché qui chi va piano 

Si vede subito che non è di Milano


E vanno senza aiuti del navigatore

Perchè i Milanesi sanno sempre dove sono

Su le vestigia degli antichi padri. 

O voce di colui che primamente afferma

Che TAC, vedi che la retta via non era smarrita


Ora lungh’esso i navigli cammina

Il Milanese, senza mutamento è l’aria

Il sole imbionda sì la nuova agenda 

Che quasi colleziona e sospira

FARE, FATICARE e FATTURARE 


Ué, perché non son io co’ miei Milanesi?


Settembre, andiamo...

di Noa Carusi


Settembre andiamo dove ci porta il vento

sperando che tu mi faccia ricordare l’estate a stento,

sperando che riesca a concentrarmi sugli esami 

senza tralasciare gli svaghi,seguendo la scia dei rami.

Di che rami sto parlando?

Non di quelli che trovi girando l’angolo,

ma di quelli che vedi riposando.

Specialmente nelle tardive ore questi appaiono,

e, allo stesso modo, la mattina se ne vanno.

Sono stati lo strumento di più di una grande icona

dai tempi di Amor ch’a nulla amato amar perdona.

Ma anche oggi, fortunatamente, la lor fama non svanisce

con Calvino che con Cosimo non si smentisce.

Senza questa, l’umanità sarebbe persa, noiosa,

sicuramente sottosviluppata e di certo non ambiziosa.

Tutta questa è un’allegoria

per indicare i rami della fantasia.

Rami che, girando per il mondo,

percorrono ogni via fino in fondo.

In troppi pensano che per viaggiare occorrono soldi

ma non capiscono che i viaggi fittizi sono i più folli.

Fantasia, per favore, portami via

e riempimi di allegria.

Fantasia portami via

se felice vuoi che io sia,

e Settembre, se mi ascolti, non trascinarmi altrove,

non nel passato, né nel futuro

poiché, a differenza di D’Annunzio, stare qui mi smuove.


Settembre, andiamo

di Francesco Valoroso


Settembre, andiamo per non tornare

Fin qui tutto bene, nulla da cambiare.

Si ricomincia da capo, ancora,

Ma tutto mi sembra sciapo, ora.


Eppure non è il primo,

e non credo sia l'ultimo

Ma questo sa di passato

e non certo di passito


Settembre, andiamo è un ritorno amaro

Mi sento un paninaro, perso a Carinaro


Tornerei ad agosto, andrei solo al mare,

Ma anche lì le onde di sale amaro,

Portano solo e sempre,

Al mese di settembre.


Settembre, andiamo


di Gabriele Sannai

Settembre, andiamo,

è tempo di ricominciare


Le dita rosee dell’aurora, il planare del gabbiano

accarezzano dolcemente il mare turritano.

Una brezza leggera e il fresco del mattino

accompagnano il ritorno in suolo parigino.


Settembre, andiamo

non si può più aspettare


Poche ore son passate dal canto del gallo

E, seduto, attendo, al Riviera del Corallo,

ripensando malinconico a ogni momento

di un’estate che ormai vola via con il vento.


Settembre, andiamo

l’ora è giunta di salutare


Alcune strade si divideranno

altre, nuove, si incontreranno

E con un caldo che di cessar non si degna

lascio alle spalle il mar di Sardegna.


Settembre, andiamo

di Alice Pacchiotti


Settembre, si ricomincia. Sono veramente pronta? Io in realtà non lo sono mai. E non tanto perché si torna ai doveri di sempre – la scuola, la palestra e la luce cruda degli ambienti chiusi – ma perché l’accelerazione che caratterizza questo mese per me è sempre troppo

violenta. 

In effetti, come per i pastori abruzzesi cari a D’Annunzio («ah, perché non son io cò i miei pastori?»), non è gennaio il mese che per me rappresenta il vero inizio dell’anno, bensì settembre. È una convenzione, un ritmo personale, che credo di poter condividere con molte altre  persone, una tradizione impressa ormai nel mio DNA dalle passate stagioni scolastiche che hanno sempre dato il via a novità eccitanti e buoni propositi.

E così, anche oggi continuo a provare un brivido di gioia e vitalità in questo mese di cambiamento, anche se devo dire che quest’anno, travolti da eventi catastrofici come guerre, cambiamenti climatici e continue violenze, viene di certo meno voglia di affacciarsi fiduciosi al futuro.

Si passa dalle giornate spensierate tipiche della modalità vacanziera, in cui si vive leggeri, senza orari prestabiliti, appuntamenti o scadenze, a quelle concentrate del rientro. E così mi ritrovo scaraventata in un settembre dove non mi entra più il tempo. Lui, troppo stretto; io, troppo ingorda di cose da fare per illudermi di entrarci dentro senza essere in sofferenza, come in una sorta di apnea che mi toglie il fiato, per cercare di infilare in ventiquattr’ore l’agenda fitta di impegni in cui, in realtà, ogni giorno vale per tre.

Spesso il nostro tempo è scandito solo da impegni, cose da fare, scadenze da rincorrere. Rifletto e penso che forse invece di andare a cento all’ora dopo tre mesi di motore semi spento, dovrei imparare a tenere un’andatura piana e costante tutto l’anno. Decelerare un po' per godersi lo spettacolo intorno, che poi è la vita: gli amici che chiamano, le piante che fioriscono sul davanzale, lo sconosciuto in metro che mi presta un sorriso senza impegno, restando ancora un po’ legati a quel piacere  vissuto in vacanza, con quello stupore di fronte alle meraviglie di ciò che ho visto e, a partire da questa sensazione di buon umore ritrovato, di buona disposizione verso le cose della vita e del prossimo, saper anche cogliere la proporzione tra le cose che contano e quelle veramente inutili. 

Scegliere di prendersi un tempo di qualità è in realtà l’unica cosa che renderà bello il mio Settembre e i mesi a venire, felice la mia vita e sopportabile tutto ciò che avrò da fare, maturità compresa. Solo così mi sento veramente di poter dire: «settembre, andiamo. È tempo di migrare».


Settembre, andiamo

di Elisa Barski


Settembre andiamo, aspettando che finisca, perché questo settembre è più pesante degli altri.

Quest'anno per me questo mese ha una particolare importanza, in quanto è l’ultimo di un grande capitolo della mia vita, ovvero della scuola, e in particolare della mia scuola. Ogni settembre, già dai primi anni di materna, accompagnata dal dispiacere della fine dell'estate, c'era la felicità di tornare in un posto che consideravo ormai come la mia seconda casa, perché la Leonardo Da Vinci è diventata proprio questo un posto in cui passavo le ore e i giorni, in cui ho stretto grandi amicizie, in cui ho discusso, riso, faticato, un posto in cui non ha mai avuto nulla da nascondere. Quest'anno però è l'ultimo e la sensazione non è la stessa, sapere che non ci sarà mai più un primo giorno di scuola, non ci sarà più quell'euforia nel rivedere i compagni e professori dopo tre lunghi mesi d'estate l'entusiasmo dell'inizio di un nuovo anno; tutte queste cose, che potrebbero sembrare futili, mi accorgo che piano piano le sto perdendo, e proprio così iniziano ad acquisire importanza.

Quest'anno settembre è complicato perché so che è l'inizio della fine, mi rendo conto che ci avviciniamo alla conclusione di questo lungo percorso che tanto mi è stato a cuore. Oltre alla tristezza c'è sicuramente l'angoscia, di dover abbandonare la mia città, i miei amici, la mia famiglia ma anche l'angoscia di dovermi ambientare altrove; mi sono sempre chiesta cosa significasse trasferirsi, cambiare scuola e cambiare abitudini, poiché tutto il mio percorso scolastico l'ho trascorso in una, e una sola scuola, ovvero quella italiana a Parigi. Penso che spesso la preoccupazione più grande dei nuovi studenti presso il nostro istituto sia proprio quella di doversi integrare in un miscuglio di culture, al contrario la mia è quella di doverne uscire.

Purtroppo è vero, tutta la mia vita si è costruita attorno a questa scuola, ormai vivo e respiro al suo stesso modo, cresco, imparo e mi arricchisco di conoscenze proprio come fa questo istituto.

Oggi si è concluso l'ultimo primo giorno di scuola e mentre tornavo a casa mi sono accorta che per me è più di una semplice scuola, è un vero e proprio concetto, un filo invisibile che mi si attorciglia addosso.

Ricordo ancora il primo giorno in cui arrivai, era il mio primo giorno di materna e, non appena ho messo piede nell'aula in cui si trovavano tutti gli altri bambini mi sono messa a piangere, ora invece piango perché non voglio andarmene.

Settembre, andiamo ma non troppo lontano perché «il ricordo è un traditore che ferisce alle spalle» [Kierkegaard].


Settembre, andiamo

di Elisabetta Muggittu


Andiamo dà l’idea di futuro, ma «hai mai pensato di andare via e non tornare mai mai più? Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere, vivere una vita nuova, solo tua, vivere davvero? Ci hai mai pensato?», Luigi Pirandello ci fa pensare, ne Il fu Mattia Pascal, e questi pensieri ci rimbombano assordanti nella mente. 

Ci rimbombano come la risacca delle onde sulla battigia. Suono, simbolo del mare in continuo movimento, che ricorda i momenti estivi, da giugno a fine agosto. 

I pensieri ci rimbombano come il rumore del vento. Un sibilo di cui sei, forse, infastidito ma che ti consente il movimento con le vele nel mare più lontano. 

Nelle giornate di luglio, in cui il vento rimbomba e soffia, puoi scappare lontano e sei tentato di «fare perdere ogni tua traccia.»

La vita, quella estiva, è come scappare dalla quotidianità e così puoi vivere veramente, e per contraddizione quasi in un sogno. Ma, a differenza del mare che non si ferma mai, il vento può smettere di soffiare e tu devi tornare alla vita vera. 

Il vento estivo smette di sognare e settembre arriva. 

Così andiamo e lasciamo il mare, lasciamo indietro le estati e la quotidianità ci travolge, abbattendosi su di noi. 

Ripensiamo, quindi, a quello che abbiamo vissuto e a quello che avremmo voluto vivere. 

Ci pentiamo e pensiamo di non aver vissuto a pieno il tempo che ci rimaneva. 

Ernest Hemingway si preoccupa come noi: «Non sopporto il pensiero che la mia vita stia scorrendo via così in fretta e che io in realtà non la viva». Ci sentiamo così a settembre e aspettiamo con fervore la prossima estate. 

Ma con settembre si ricomincia, si comincia a tornare, si comincia a guardare con mille sogni negli occhi. 

Si parte, da soli, come quattro anni fa.

Si torna alla vita quotidiana e ci sentiamo di nuovo a casa. Una casa solo nostra, la definisce Pirandello, che forse solo noi abbiamo la possibilità e il potere di renderla tale. 

Così solo noi possiamo fare tesoro e ricordo di una vita vissuta, senza lasciarla scorrere via. 

Settembre, andiamo. 

Ricordiamo e scopriamo. 


Lo spleen settembrino

di Bianca de Virieu


Settembre, andiamo. È la fine dell’estate e lo spleen comincia a farsi sentire lentamente. Tutte quelle serate tra l’aria calda e gli ultimi raggi del sole sono ormai finite, e ci ripenso con nostalgia. Forse vorrei ancora esserci, ancora tuffarmi nell’acqua tiepida del Mediterraneo, osservare questo paesaggio magnifico proprio all’estate.

Oggi è il 5 settembre, esattamente martedì, il secondo giorno di scuola dopo il rientro. Ho appena ritrovato i miei amici, i miei professori e la vita parigina di fine agosto. Il tempo è ancora estivo e mi porta a questa malinconia che mi rimanda alle vacanze. Sono curiosa di sapere come andrà avanti l’anno ma nello stesso tempo non posso dimenticare la bellezza dell’estate, le sue giornate piene di nuove cose da fare, una sempre più diversa dall’altra.

Adesso devo adattarmi ad un ritmo di giornate monotone, e ritornare in questa macchina che si chiama routine per nove mesi. Ma in fondo questa routine non è così terrificante, ci aiuta ad amministrare i nostri tempi: quelli per sé, per gli altri, per il lavoro, per le attività, per le passioni, per i compiti ecc…

Insomma, ci mantiene attivi, e proprio pronti ad affrontare la IV liceo.


Settembre, andiamo

di Caterina Pucci


“Settembre, andiamo. Corri, settembre! Corri che fa freddo! Corri, settembre, che fa buio presto! Corri settembre, che non abbiamo più tempo!”

Lo ripeteva guardando il mare, ed il sole calare sotto la linea dell’orizzonte, spiava il cielo rosso e viola con aria indagatoria perché, “È lassù” diceva “che gli astri tessono i fili del nostro destino, ed è ora, che tutto finisce e le risate dell’estate divengono ancora un’eco in una conchiglia, che quegli astri ci mettono davanti alla vita, quella vita che è pratica e materiale e che passa e fluisce, è nei momenti come questo che ce ne accorgiamo, che la vita fluisce.”

Non parlava con tristezza o malinconia, lei, che la vita l’aveva vissuta davvero, la malinconia non la conosceva, perché quel tramonto da qualche parte era un’alba e, mentre quel sole sorgeva, il suo spirito era là per vederlo. 

Accovacciata sulla sabbia sembrava una statua del Buddha, ed io, che quella donna la conoscevo bene, vedevo il giovane Siddharta che albergava in lei.


Settembre, andiamo

di Eleonora Litta


Settembre andiamo, è tempo di tornare alla vita quotidiana. 

Fin da quando siamo piccoli, quando finiscono le vacanze, veniamo avvolti da un senso di tristezza per la scuola che sta per cominciare, e di malinconia per gli amici del mare che rivedremo tra nove lunghi mesi. Molte volte i bambini e i ragazzi non vogliono tornare a scuola perché non gli piace studiare. Altre volte invece non vogliono tornare perché sanno che quell’anno sarà l’anno decisivo che terminerà con un esame, di terza media o di maturità, che li farà passare a un nuovo ciclo di studi.

Mi fa strano pensare che quest’anno, tra coloro che devono affrontare l’esame di maturità, ci sia anche io. 

Mi sembra ieri infatti che ho iniziato il liceo a Roma; ma soprattutto, mi sembra ieri che sono arrivata qui a Parigi a dover iniziare un liceo, che era l’esatto opposto rispetto al mio, e che non avrei mai voluto affrontare. A metà del primo anno pensavo di non farcela; avevo addirittura pensato di mollare e iscrivermi in un liceo francese, perché avevo visto, anche insieme alla professoressa, che avevo troppi argomenti di matematica che non avevo fatto nel mio vecchio liceo, e che quindi dovevo recuperare. 

Arrivata a quel punto, mi ha molto aiutato la mia determinazione, grazie alla quale mi sono impegnata al massimo e sono riuscita a recuperare l’anno scolastico senza alcuna lacuna nella materia. Sono molto fiera del percorso che ho fatto finora; adesso manca solo la ciliegina sulla torta, l’esame, al quale voglio arrivare con la normale ansia che si ha sempre prima di affrontare una prova così importante; ma soprattutto, ci voglio arrivare cosciente di essermi goduta al massimo il mio ultimo anno di scuola tra pianti e risate.


Settembre, andiamo

di Nicolò Mantovani


Settembre, andiamo.

Andiamo dove?

In questi ultimi tre mesi abbiamo avuto la possibilità di godere per l’ultima volta di quelle lunghe vacanze estive che ci accompagnano dall’asilo.

Un arco di tempo che ci permette di apprezzare quei piccoli momenti che ti fanno sentire vivo, o come direbbe il poeta novecentesco Umberto Saba quelle “cose leggere e vaganti”:

Il vento sulla faccia, il sole che scalda, la sabbia che si attacca alla pelle madida abbronzata.

Avere il tempo di respirare la luce dell’alba alla mattina.

Un posto in cui il tempo è approssimativo fino agli ultimi giorni di agosto, un posto dove puoi desiderare, che è meglio di avere e meglio di fare.

Un posto dove dove si può pensare, si può migliorare.

Ma come la vita ha un inizio e una fine, così anche l’estate.

Settembre, andiamo, si ricomincia.

Si ritorna a casa, si ritorna a scuola, che come ora non è mai stata così importante, così famigliare.

Settembre, andiamo, inizia il nostro ultimo primo giorno di scuola, inizia l’anno che non verrà mai dimenticato, l’anno che non vorremmo che passasse.

Ogni giorno si farà più duro, più ricco, più nostalgico e solo quando arriveremo alla fine ci accorgeremo di voler ricominciare e non cominciare.

Ma cosa vuol dire ricominciare?

Per l’anima, come dice lo psichiatra Raffaele Morelli, noi non siamo né inizio, né fine: tutta la nostra vita si svolge al di fuori del tempo.

Non c’è niente da ricominciare.


Settembre, andiamo...

di Sara Rattal


Settembre, andiamo, andiamo ad intraprendere questo nuovo cammino.


Sei iniziato da poco meno di una settimana e già voglio che tu finisca. Tu marchi sempre l’inizio di un nuovo anno scolastico, dove le classi si riempiono di studenti, con chi pensa «mi ritrovai per una selva oscura» e chi è felice di tornare.


Sei un mese di transizioni, come se tu fossi una barriera fisica che divide l’estate e l’autunno, dove per tutti noi è strano riabituarsi alla routine scolastica.


Sei il mio ultimo settembre da liceale, l’ultimo che passerò con la mia classe dalla quale il tuo collega luglio mi separerà.


Il mese in cui tutto ricomincia, dove ci si pongono degli obiettivi per la fine dell’anno.


Questa volta segni l’inizio di un anno in cui dobbiamo competere con noi stessi e vincere, ma non finisce qui, l’aver finito il liceo è solo l’inizio della nostra vita da adulti o da futuri universitari.


Un anno in cui più delle altre volte dobbiamo trovare il nostro equilibrio per bilanciare scuola e svago.


Sei il mese in cui l’estate cede il posto alle brezze e piogge dell’autunno, alle sue foglie marroni o arancioni e al sole che comincia a tramontare troppo presto, senza dimenticarci del conto alla rovescia delle vacanze natalizie con Parigi che diventa un’altra città, tutta addobbata e splendente.


Questo è un anno di crescita accademica ma soprattutto personale che ci presenta a nuove sfide. Quindi, Settembre, io dico andiamo, andiamo a vincere.


Settembre, andiamo

di Nina Adrot-Castorina


Settembre, andiamo.

Dove non lo so ancora. Parigi è afosa e mi ruba l’aria dai polmoni, cammino per i boulevards pieni di persone che mi fanno pensare ai laghi in piena. Il flusso di passanti e il ronzio dei loro passi sull’asfalto caldo mi assaltano. Mi ritrovo sola con i miei pensieri. Mi trasportano in un altro mondo, isolata, lontana da tutto e da tutti. Non c’è nessun rumore. Mi guardo intorno. In lontananza mi sembra di vedere una scia bianca. 

Più si avvicina più mi sembra di conoscerla. È il vento di settembre. Soffia leggero; la sua aria fresca mi attraversa e porta via con sé l’odore dell’estate e il sapore dell’incognito. Mi saluta e dice: “All’anno prossimo!”. Apro la bocca per rispondergli ma non esce nessuna parola. La richiudo e mi lascio riempire dal sentimento di sciocchezza. Non so dove sarò il prossimo settembre. Davanti a me appare una grande tela bianca pronta ad essere dipinta. Mi giro e inizio a correre. Senza fiato, un grande tremore mi penetra e mi riporta alla realtà.

Riprendo la mia passeggiata e sento di trascinare dietro di me un peso. L’ombra delle mie paure e delle mie incertezze mi stava accompagnando a casa. Davanti alla porta, strofino violentemente i piedi sullo zerbino, sperando di scacciare questo sconosciuto che si aggrappa a me. So che se lo porto dentro, non riuscirò più a metterlo fuori. Non pensavo che sarebbe stato così difficile. Mi arrendo e lui mi segue dentro casa. Sembra già conoscere questo posto, si sposta come se gli fosse familiare. Il 31 agosto mi ero promessa che non lo avrei mai rivisto. Lo guardo sedersi sul divano, mi aspetta pazientemente. In questa posizione sembra il capitano di una nave su delle acque calme, ma quando lo raggiungo mi sembra di essere un marinaio alla deriva in un mare tempestoso. Lo guardo negli occhi e mi sorride dandomi una pacca dolce sulla spalla. 

Sa che anche questo settembre è lui a vincere.


Settembre, andiamo

di Clelia Velin


Alla fine dell’estate è ora di crescere, e di abbandonare l’infanzia nella quale nuotavo. Lo stomaco mi si stringe, la mia camicia si attacca, per via del calore, alla mia pelle lievemente abbronzata.Davanti a me ci  sono almeno mille strade, l’una più bella dell’altra, bisogna solo immaginarle. 


Però le cose quando cambiano mi fanno sempre piangere.


Sto avanzando, ho l’impressione di correre, è il tempo che corre e purtroppo sono condannata a correre assieme a lui. Se avessi potuto l’avrei già fermato.

Corro ma non so dove sto andando. Questa incertezza mi sveglia la notte, ma da un altro lato mi rende effervescente.


L’idea di una nuova era, un bel tempo per ritenersi immortale


Appena inizia quel mese in cui le viti sono ornate dalle uve più belle, con gli occhi socchiusi provo ad alternare il bagliore del sole e ammiro questo tempo dai colori d’oro e d’ambra. Osservo le rondini che già si radunano, e gusto i fichi appena colti.


 «Jamais la fin de l’été n’avait paru si belle.»*


Anche se, lo so, un giorno lo rimpiangerò. Per fortuna ritroverò Settembre.


* “Septembre” di Barbara


Settembre, andiamo

di Ida Blasi


Settembre, andiamo.

Conducimi verso la linea nera di partenza e fa sì che io sia pronta e attenta a sentire lo sparo che segna l’inizio della sfida. 

Andiamo facendo attenzione ai rami dell’albero caduti e agli enormi sassi che intralciano il percorso.

Settembre, andiamo, ma stai al mio passo e assicurati che io stia al tuo. 

Non rallentare perché saresti capace di portarmi con te. 

Alle nostre spalle, oramai, il prato è colmo di fiori colorati, ma non ritorniamoci perché potremo calpestarli e rovinarli. Non strapparne neanche uno, non li voglio nel mio cammino, ma assicurati che stiano bene perché sicuramente tornerò a vederli, toccarli, sentirli. Lì sono protetti e ben custoditi e ad ogni secondo che passa ne semineremo uno.

Settembre, andiamo. 

Continuiamo il nostro tragitto e stai attento a dove metto i piedi. Qualche volta volgi lo sguardo al tuo fianco e verifica la mia presenza perché potrei essere bloccata. 

Intanto, però, mostrami un po’ di te. Quali cambiamenti procuri all’uomo? Quali cambiamenti procuri alla natura?

Mi vengono incontro le foglie liberate dagli alberi e un piacevole venticello che le fa volare lontano.

Settembre, andiamo ma senza accelerare. 

Non correre perché dovrei seguirti e non voglio porre poca attenzione a ciò che mi circonda e neanche concludere il sentiero con un veloce respiro. 

Non spingermi troppo avanti, non sono ancora pronta ad arrivare.

Possiedi una particolarità, caro settembre, perché porti con te un ritorno differente dagli scorsi e una calma dopo tutti i mesi precedentemente frenetici. 

Sei un risveglio comune, una ripresa a tutto ciò lasciato e un inizio a tutto ciò di nuovo.

Tra un giro in barca e una partita a carte settembre sei arrivato, dunque andiamo, ma stai al mio passo e assicurati che io stia al tuo.





di Christian Cuccurullo


Settembre, andiamo, torniamo alla vita di prima, il clima cambierà, scendono le gocce di pioggia, le foglie si riposano sotto i propri alberi, l’abbronzatura va via ma i ricordi dell’estate appena trascorsa no.

Le giornate si accorciano e il sole cala, salutiamo la bella stagione, che socchiude gli occhi stanchi e sarà pronta a riaprirli dopo essersi fatta aspettare tanto tempo.

Settembre, da quando ci siamo incontrati negli scorsi anni, molte cose sono cambiate, abbiamo cambiato città, conosciuto nuove persone, nuovi sentimenti, nuovi luoghi.

Settembre, sei il mese in cui sono nato, quest’anno ci incontriamo per la diciottesima volta e sarà diverso.

Per me sei il mese della nostalgia, il ricordo delle cose passate e l’inizio di tante cose nuove. I ricordi di ciò che è accaduto bagnano gli occhi, ma non possiamo e non dobbiamo cancellarli.

Settembre, d’ora in poi entriamo nel mondo degli adulti e nulla sarà mai più come prima.

Come ho detto, in quest’incontro partecipa anche la nostalgia, il ricordo di quando eravamo più piccoli, spensierati e pensavamo di non poter mai diventare grandi.

Quando c’è la nostalgia, ci verrebbe voglia di tornare indietro nel tempo, perché il presente sia brutto, ma perché sappiamo che alcune cose non potranno mai più accadere.

Settembre, sei il mese che dà il via all’anno scolastico. Ci sembra un attimo fa il primo giorno assoluto di scuola, ora ci troviamo catapultati all’ultimo anno di liceo, un anno importantissimo in cui dovremo iniziare a scrivere il nostro futuro.

Tra qualche tempo ci saluteremo, pronti a rivederci tra un anno.

Chiudiamo gli occhi, li riapriamo, e non siamo più quelli di ieri.





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