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Francesco Neri

Un messaggio in una bottiglia: nave Tevere

Un messaggio in una bottiglia: nave Tevere



Quante volte ci capita di passare davanti a qualcosa e neppure ci facciamo caso?


Alla fermata del bus per andare a scuola, qualche volta mi capitava di contare le navi nella rada di Livorno. Scendendo giù per le scale a elica del nostro Liceo a Parigi, ho visto una nave! Una nave in legno color nero e amaranto, appoggiata dietro ad un grande vetro incastrato nel muro. All’interno, sigillato nel vetro, un biglietto di carta ingiallita, battuto con una vecchia macchina da scrivere: “Modello del Piroscafo Tevere della compagnia Lloyd Triestino (…) restaurato nel 1954 dagli alunni del Liceo: Bragaglia Giovanni e Cagnetti Pietro.”


Un modello di nave tagliato a metà. Mi chiedo per quali mari avrà navigato, e cosa trasportava? Spinto dalla curiosità, ho iniziato anche io a ricercare su internet. Perché questo oggetto così grande si trova al liceo a Parigi? una città dove non c’è il mare…


“Il modello tagliato a metà, per secoli è stato utilizzato dai costruttori navali per progettare la forma delle navi prima che venissero varate. La forma della nave prende vita nell’immaginazione e nelle mani del costruttore, mediante un piccolo oggetto, un mezzo-modello appunto che rende visibile lo scafo in poco tempo, in poco spazio, al colpo d’occhio. E’ tutto, nient’altro.“ (1)


Leggendo la storia di nave Tevere, ho immaginato che questo modello sia arrivato in questa scuola, provenendo dalle parti di Trieste. Dal cantiere dove questa nave fu varata nel maggio 1912, proprio un mese dopo che affondò il Titanic. Nel 1912 Trieste era sotto l’impero austro-ungarico, passò allo Stato Italiano dopo la prima guerra mondiale…. e così avvenne per questa nave. Si parlava tedesco a bordo ma cambiò bandiera issando il tricolore. Da quel momento i marinai parlavano tra di loro in italiano o forse nei vari dialetti d’Italia. I dialetti, li sento anche io oggi, tanti insieme, parlati dai miei amici del liceo, dove il tricolore sventola dal balcone centrale come fosse la poppa di una nave.


Navigando su internet scopro che “prima della Seconda Guerra Mondiale l’Italia è già la maggiore produttrice di grandi navi apprezzate dal pubblico internazionale. Con i loro interni moderni ed eleganti contribuiscono all’affermazione del mito della linea italiana. I cosiddetti «liners», i transatlantici, dai nomi leggendari: Victoria, , Andrea Doria, Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Raffaello, sinonimo di tecnologia, confort e arte. A bordo di questi piroscafi lavorarono i migliori professionisti italiani: l’arte, l’artigianato, l’architettura e il design italiano raggiunsero attraverso le navi i quattro angoli della terra aprendo la strada al successo del Made in Italy. I passeggeri ordinavano su un menù alla carta stampato, raffigurante paesaggi, usi e costumi italiani. Mangiavano nei serviti di porcellana disegnati da Gio Ponti, archistar italiano, che insieme alle ceramiche Richard Ginori (definita fabbrica dell’oro bianco e identificata nel mondo come Maison di eccellenza della porcellana pura e del design italiano) vincono insieme, il Gran Prix all’Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne di Parigi del 1925”.(2)


«Un transatlantico è uno dei più perfetti concentrati, per dir così, del nostro Paese, una sintesi delle sue qualità più nobili, una delle più probanti testimonianze della nostra civiltà effettiva» scriveva Dino Buzzati (anni ’30).


“Su nave, prima ancora dell’unità Italiana, si viaggiava per necessità: sarebbero stati circa 29 milioni gli italiani ad emigrare dall’unità d’Italia (1861) agli anni sessanta.

Già dal primo dopoguerra però, l’Italia reinventa la nave passeggeri come mezzo di viaggio e viene installata la cosiddetta “classe turistica”, destinata al turismo marittimo, soprattutto nord americani che desiderano fare una vacanza in Europa e quindi viaggiano per piacere e non per necessità.

I ruggenti anni Venti portano con sè anche la cultura per l’attività fisica e il fitness e, complice la loro rotta, i transatlantici italiani offrono tutta una serie di novità mai viste prima a bordo per lo svago e l’intrattenimento degli ospiti: cabine con la veranda, aria condizionata, lido con piscine e sport sui ponti scoperti, stabilizzatori contro il mal di mare, centri benessere...l’Italia inventava la crociera!

Immaginiamoci che le navi per oltre un secolo erano l'unico mezzo di trasporto diretto fra l’Europa, le Indie, l’Africa, l’America e l’Oceania, fino agli anni 1960 quando le navi di linea si estingueranno in fretta, come i dinosauri, con l'avvento dei più veloci voli aerei.”


Dopo avere navigato sulle rotte di mezzo mondo “il 27 maggio 1940, nave Tevere fu requisita a Napoli dalla Regia Marina Italiana e rientrò in servizio come nave ospedale, pitturata di bianco con le croci rosse sui fumaioli, per il trasporto in totale di 4.000 feriti e malati. Il 17 febbraio 1941, poco fuori dal porto di Tripoli in Libia, urtò una mina e affondò, 5 marinai rimasero uccisi.”(3). Al Liceo è giunta, fino a noi dietro ad un vetro un po' come un messaggio in una bottiglia.












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