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Alice Pacchiotti ed Emma Cassarà

Milano, Parigi, Manzoni e noi

di Alice Pacchiotti ed Emma Cassarà - IV liceo


Alessandro Manzoni, chi era costui


Parigi e Milano sono le due città che ci permettono sicuramente di conoscere e di comprendere la personalità di Alessandro Manzoni. 


Parigi per Manzoni è la città della svolta. Il 2 aprile del 1810, infatti, durante la celebrazione delle nozze di Napoleone Bonaparte con Maria Luisa d’Austria, il poeta milanese ebbe un attacco di agorafobia e per ritrovare la calma si rifugiò nella chiesa di Saint-Roch. Dopo essersi ripreso si rende conto di aver perso sua moglie, Enrichetta Blondel. Disperato e non sapendo più cosa fare passa ore a pregare nella chiesa di rue Saint-Honoré. Quando tutto sembrava perduto, come un epifania, Enrichetta si fa trovare nella chiesa e Manzoni prende l’evento come un messaggio divino. È quindi in questo luogo suggestivo che avviene il miracolo di San Rocco e Alessandro Manzoni si converte al cattolicesimo. 



Oltre ad un'evoluzione spirituale, Manzoni a Parigi accresce linguisticamente. Grazie al suo trasferimento nella capitale e al suo amico Claude Fauriel, Manzoni intreccia la lingua francese con la sua lingua natale, ed è così che l’autore si rende conto che l’italiano, come accusa il critico Luca Serianni, è una lingua morta. Morta perché il francese è la lingua dei pensieri dell’illuminismo ed è universale sia nello scritto che nel parlato, contrariamente all’italiano. La duplice cultura di Manzoni gli ha permesso in primo luogo di sciacquare i panni nella Senna e successivamente nell’Arno; grazie a ciò, l’autore imposterà il suo modello linguistico fiorentino per la stesura del suo Romanzo.  


«Non si potrebbe parlare di Manzoni senza Milano»: ha dichiarato il Presidente Sergio Mattarella nel maggio scorso a Cimitero Monumentale, dove è sepolto il grande scrittore milanese, in occasione dei 150 anni dalla sua morte.


Milano e Manzoni sono, effettivamente, una cosa sola, tanto che gli abitanti del capoluogo lombardo definiscono affettuosamente l’autore de I promessi sposi ‘Don Lisander’ (Alessandro in dialetto milanese).


In effetti lo scrittore nasce e muore a Milano e vi trascorre gran parte della sua esistenza. Qui pubblica gli Inni sacri, fa svolgere alcune vicende de I promessi sposi, si immerge negli ambienti intellettuali milanesi, insomma il suo legame con la città è forte.



Oggi sono numerosi i luoghi che la città di Milano possiede in ricordo del grande scrittore. Dal 1883, al centro della piazza San Fedele si trova la statua dello scrittore, in una raffigurazione in bronzo di Francesco Barzaghi, posta proprio di fronte alla chiesa di San Fedele che Manzoni era solito frequentare per raccogliersi in preghiera. La sua collocazione ovviamente non è casuale: probabilmente fu uno degli ultimi luoghi da lui visitati. 

Ritroviamo poi, nel pieno centro storico della città, la casa dove ha trascorso gran parte della sua vita: Casa Manzoni, oggi adibita a museo.





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