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Il futuro negato: donne uccise per aver detto no

Il futuro negato: donne uccise per aver detto no


“Insieme siamo partite, insieme torneremo.” È con questa frase che il movimento Non una di meno ha dato voce, a Roma, alla rabbia e al dolore di centinaia di donne riunite in Piazza dell’Immacolata, nel quartiere San Lorenzo, per una passeggiata rumorosa in memoria di Sara Campanella e Ilaria Sula, uccise nel giro di pochi giorni. Due nomi che si aggiungono a una lista già troppo lunga.

Eliza Stefania Feru, Maria Porunbescu, Jhoanna Nataly Quintanilla Valle, Eleonora Guidi, Cinzia D’Aries, Tilde Buffoni, Sabrina Baldini Paleni, Ruslana Chornenka, Laura Papadia, e poi ancora Sara e Ilaria. Questi sono i nomi delle vittime di femminicidio registrati in Italia nei primi mesi del 2025. Donne uccise dai loro compagni, mariti, ex. Donne che avevano detto no. Donne che avevano diritto ad un futuro, diritto che gli è stato negato da menti malate.

Eppure, dopo l’orrore che ha sconvolto l’opinione pubblica con l’omicidio di Giulia Cecchettin, l’11 novembre 2023, nulla sembra cambiato. Siamo ancora qui, in ginocchio davanti alla morte ingiusta di troppe donne a chiedere giustizia, rispetto, sicurezza.

Siamo stanche. Perché ogni volta ci si indigna per qualche giorno, si fanno post, si organizzano fiaccolate. Poi cala il silenzio, fino al prossimo femminicidio.

“Se domani non torno, tu brucia tutto”. Questa frase, diventata simbolo della rivolta interiore di tante ragazze, madri, sorelle, amiche, racchiude l’urgenza di agire. Non bastano più le parole. Serve educazione, cultura del rispetto, leggi più efficaci, protezione vera. Serve prevenzione. Serve un cambiamento radicale.

Viviamo in una società che celebra il progresso scientifico e medico, ma che ignora la violenza di genere. Questo è inaccettabile. Perché la paura continua a crescere, soprattutto tra le più giovani come me.

Voglio crescere una figlia che non debba avere paura di tornare a casa da sola la sera. Voglio crescere una figlia che non debba mai dirmi: “Mamma, mi hanno seguita.”

Non possiamo più permetterci di restare in silenzio. Non possiamo aspettare che sia troppo tardi, ancora una volta.


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Bibliografia

-immagine presa da https://www.ilpost.it/ 

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