di Bianca de Virieu - IV liceo
In un articolo de la Repubblica del 2 novembre 2021 viene trattata una delle scelte del G20, quella di piantare mille miliardi di alberi entro il 2030. Questa decisione viene commentata da Stefano Mancuso, botanico di fama, insegnante di arboricoltura, e soprattutto neurologo delle piante. Nell’articolo Mancuso è positivamente stupito dalla risoluzione del G20 che ha come obiettivo «di piantare collettivamente mille miliardi di alberi, concentrandosi sugli ecosistemi più degradati del pianeta», ed ammette con molta gioia che la soluzione è, secondo lui, «fondamentale». Gli alberi in effetti, come sappiamo da secoli, sono «un’arma efficientissima per abbassare il livello di anidride carbonica», e, come l’autore precisa, grazie alla fotosintesi, processo che avviene nella pianta per nutrirla, vengono assorbite enormi quantità di C2 presente nel CO2 (anidride carbonica). In una parte del testo, il botanico fa un excursus storico nel quale osserva la crescita delle emissioni di anidride carbonica a partire dalla rivoluzione industriale, ma soprattutto fa un’analisi specifica dell'arboricoltura: la scomparsa della metà degli alberi presenti sul pianeta terra dopo «l’invenzione dell’agricoltura». Questo è uno dei punti essenziali che mette in rilievo Mancuso: siamo effettivamente passati da un ecosistema formato da 6.000 miliardi di alberi ad uno di 3.000 miliardi di alberi, abbiamo quindi negli ultimi quindicimila anni assistito a un’enorme riduzione della superficie arborea.
Dobbiamo, secondo Mancuso, da una parte insistere sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica (cosa ancora difficile da mettere in pratica), ma dall’altra dobbiamo principalmente preoccuparci di ridurre quella che è già nell’aria, realizzando un atto semplice e pratico: quello di piantare mille miliardi di alberi. Che questa proposta sia stata accettata è una «dimostrazione concreta della realpolitik»: in effetti la soluzione è basata su un'azione concreta, non su un concetto ideale, azione che può essere messa in pratica direttamente e con pochi investimenti tecnologici.
Il progetto di Stefano Mancuso ed elaborato durante il forum del G20, è forse un’idea che per la maggior parte di noi è irrealizzabile, quasi fantasmagorica, ma, ripensandoci bene, il fatto che gli alberi catturino anidride carbonica presente nell’aria è scientificamente evidente e fattibile: la soluzione c’è, non la stiamo cercando con utopie tecnologiche, è bella e chiara. È una tra le tante proposte ad essere positiva: invece di lanciare dati che accrescono la nostra visione negativa sul mondo dell’ecologia, essa ci incita a fornire al pianeta mille miliardi di alberi. Non ce ne accorgiamo spesso ma gli alberi sono fondamentali per la vita di un essere umano come lo sono le api. Gli alberi, infatti, riciclando anidride carbonica producono l’ossigeno che ci permette di produrre energia attraverso la respirazione. Stefano Mancuso è anche autore di un libro intitolato La nazione delle piante dove viene data la parola alla «più importante, diffusa e potente nazione della terra». Inoltre viene istituita una carta dei diritti e per citarne uno, il primo: «la terra è casa comune della vita. La sovranità appartiene ad ogni essere vivente».
Immaginando questa nazione al fianco delle nostre potremmo chiederci: come sarebbero i discorsi politico-ecologici attuali? Come si sarebbe svolta la Cop 26 o il forum del G20?
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