Il corpo tra arte e social media – da Courbet ai giorni nostri
- Elisa Zoletto
- 7 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Elisa Zoletto - IV liceo

Con L’origine du monde, Courbet raffigura il sesso femminile in modo crudo e realistico, quasi anatomico, ma senza particolari allusioni sessuali. Tuttavia, l’opera crea scandalo nella società ottocentesca: viene coperta dai suoi molti proprietari, nascosta dietro tendine o altri dipinti, e crea scandalo ancora oggi, subendo censure su internet e sui social media. Questo ha portato anche a cause legali intentate contro Facebook, accusato di non rispettare la libertà di espressione, in quanto non permetteva di pubblicare l’opera sulla piattaforma.
Courbet voleva forse provocare la società del suo tempo. Ma cosa provoca in noi oggi? È ancora arte, o è diventato simbolo di qualcos’altro?
Il rapporto che la società attuale ha con il corpo è abbastanza paradossale. Da un lato, abbiamo il nudo artistico censurato e considerato alla stregua della pornografia, a meno che non sia fortemente idealizzato, come nelle statue dell'antica Grecia o nei dipinti rinascimentali; facendo una ricerca sul web, è quasi impossibile trovare foto di modelli di nudo per studi artistici o anche immagini di opere come L’origine du monde, Donna dalle calze bianche o Maja desnuda. Dall’altro lato, il nostro corpo è iper-esposto e iper-sessualizzato sui social media con il solo scopo di ottenere più like, più visibilità e più popolarità; su internet troviamo tantissime pubblicità a sfondo sessuale, e l’industria pornografica fattura miliardi ogni anno. Siamo contemporaneamente una società pudica e disinvolta, libera dai tabù legati all’esposizione del nostro corpo.
Ma siamo veramente liberi? Perché opere come L’origine du monde continuano a scandalizzare, mentre non siamo a disagio vedendo immagini sessuali sui nostri cellulari? Forse dipende dalla diversa modalità di consumo dei due tipi di contenuti. Infatti, mentre i primi sono mostrati in luoghi pubblici, sotto gli occhi di tutti, la seconda tipologia è consumata in modo più privato: siamo soli, protetti dietro lo schermo del nostro cellulare, che ci permette di mettere una distanza tra noi e quello che vediamo, e di non doverci preoccupare di cosa pensano gli altri. Di conseguenza, sentiamo di non avere restrizioni, di poter fare ciò che vogliamo, compreso il guardare e interagire con contenuti a sfondo sessuale.
Ma c'è un altro motivo che mi fa dubitare di questa cosiddetta libertà: riguarda l'iper-esposizione del corpo e la sua iper-sessualizzazione, che credo siano il frutto di un condizionamento. Quando utilizziamo i social media, come ho appena detto, ci sentiamo più liberi di guardare e approvare contenuti a sfondo sessuale, alcuni più espliciti, altri meno. Questi post sono quelli che attirano di più e ricevono più visibilità; quindi, chi vuole ottenere maggiore popolarità deve pubblicare questo genere di contenuti. Tutte le immagini, tutti i video sono simili, tutti nelle stesse posizioni, con le stesse espressioni, con gli stessi atteggiamenti, perché sono questi contenuti a essere spinti dagli algoritmi e a far guadagnare like e followers. Ma questa non si può chiamare emancipazione: è un nuovo tipo di condizionamento, che esalta l'esposizione e la sessualizzazione del corpo come mezzo per diventare popolari.
L’origine du monde resta quindi un'opera molto attuale, che riesce ancora a scandalizzare e, proprio per questo, a farci riflettere sul valore del nostro corpo.
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