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classe II liceo

Letizia Battaglia: cronaca, vita, amore all'IIC di Parigi

di Sara Ballester Rodriguez, Giacomo Ventura, Gianluca Cuccurullo, Jacopo Zoletto, Eugenie Garcia, Maria Vittoria Schiappacasse - II liceo


di Sara Ballester Rodriguez - II liceo

Letizia Battaglia è stata una delle prime donne fotografe della storia; nata nel 1935 a Palermo, è morta nel 2022 a Cefalù.

Ha iniziato la sua carriera piuttosto tardi, a trentaquattro anni, dopo essersi liberata da un matrimonio infelice, fotografando la realtà siciliana, bella o brutta che fosse.

La sua carriera ebbe da subito grande risonanza, grazie alle foto che testimoniano criminalità e omicidi di mafia, come quello di Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica. Dopo anni di lavoro, però, la triste e violenta situazione palermitana era diventata per lei troppo dolorosa e questo la spinse a trasferirsi a Parigi per staccare dalla sua realtà, anche se dopo poco, sentendo nostalgia della sua città, vi fece ritorno.


A Parigi c’è stata una mostra dedicata a lei: Letizia Battaglia. Cronaca, vita, amore, ospitata dal 14 aprile al 29 settembre 2023, nel VII arrondissement, all’Istituto Italiano di Cultura. Ѐ una mostra toccante, piena di emozioni forti trasmesse dalle sue caratteristiche foto in bianco e nero. In più, il tutto è completato da alcuni tavoli tappezzati da pagine di giornale con notizie di mafia e cronaca dell’epoca, che ci fanno comprendere la paura in cui si viveva, e da un approfondimento video sulla sua vita in prima persona, che ci avvicina di più a lei e dà maggiore spessore all’importanza del suo lavoro in quanto coraggioso, pericoloso ed emotivamente pesante.



Tornando alla mostra, una delle foto più impressionanti racchiude i due caratteri opposti della città di Palermo e, più in generale, di tutta la Sicilia e raffigura una scena divisibile in due metà: da un lato una bambina illuminata dal sole con un vestito bianco, dall’altro un uomo poco visibile, nell’ombra, con gli occhiali da sole. Le due parti rappresentano il bene e la spensieratezza e il male e il degrado della città, che insieme formano la realtà, ossia quella che Letizia e la sua macchina fotografica non hanno mai avuto paura di raccontare.


di Giacomo Ventura - II liceo

Sono andato insieme alla mia classe all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi a vedere la mostra fotografica di Letizia Battaglia, “la fotografa di mafia”, una rivoluzionaria del giornalismo, che grazie alla sua determinazione è stata una rivoluzionaria del giornalismo e che, purtroppo, è venuta a mancare poco tempo fa.

La mostra è divisa in tre sale, ogni sala presenta foto e didascalie e solo una di queste tre sale presenta uno schermo, che si trova tra due tavoli in vetro dove sono attaccate riproduzioni di giornali che presentano articoli dell’epoca, sul quale viene proiettato un servizio sulla vita di Letizia Battaglia.

Le foto esposte sono tutte in bianco e nero e non hanno tutte quante la mafia come soggetto (come la foto dell’omicidio di Piersanti Mattarella), ma trattano anche di situazioni quotidiane (come la foto della donna che cucina). Questo aspetto mi ricorda che a Letizia non piaceva esser chiamata “fotografa di mafia”, perché sosteneva di essere una semplice fotografa che immortalava il bello e il brutto di Palermo. 


L’unica cosa della mostra che non mi è piaciuta è stata l’organizzazione delle didascalie, perché l’ho trovata molto confusionaria; l’aspetto che invece mi è piaciuto di più è stato avere la possibilità di visitare la mostra in totale libertà: non vi erano un inizio o una fine, non c’era un senso obbligatorio da seguire. Un’altra cosa che mi è molto piaciuta è stata la presentazione della storia della biblioteca dell’Istituto, situata al piano inferiore rispetto a quello dove era posta la mostra.


La foto che mi ha più appassionato è stata la quella dell’uomo che viene sollevato da un tombino, perché è stata l’unica foto a farmi incuriosire molto e a farmi immaginare le circostanze e il contesto sociale, in una maniera quasi sorprendente prima ancora di scoprire che l’uomo protagonista dell’immagine era stato folgorato dai cavi della corrente mentre provava a rubare dei fili di rame, al fine di venderli per sfamare la propria famiglia; la foto mi ha stupito sia prima che dopo aver conosciuto le circostanze in cui è stata scattata.








Letizia Battaglia: non solo una fotografa

di Gianluca Cuccurullo - II liceo

Chi è

Letizia Battaglia nasce nel 1935 a Palermo; è stata una donna con una grande passione per la fotografia, ma sono bastate poche immagini per farmi capire che Letizia è molto più di una semplice fotografa. 

Conosco tanti fotografi…

Alla mostra Letizia Battaglia: cronaca, vita, amore, allestita dal 14 aprile al 15 settembre 2023 presso l’Istituto Italiano di cultura di Parigi, non emerge dalle immagini un carattere vivace: non ci sono paesaggi, non c’è gioia, né spensieratezza. Letizia ritrae in bianco e nero la mafia, l’abbandono e il dolore della sua Palermo, in una regione, come la Sicilia, già dilaniata dal dopoguerra e dalla criminalità. Prevalgono immagini di miseria, povertà e sofferenza, non solo degli adulti, ma anche dei più piccoli.

Le sue parole…

In un’intervista le è stato chiesto: «Perché mostrare solo la parte negativa della propria città?» e Letizia ha risposto dicendo che, probabilmente, quegli scenari hanno acquisito nel tempo una certa bellezza. Ha anche specificato che la possibilità di entrare nelle case popolari di Palermo e di affrontare e fotografare certe situazioni estreme le è stata concessa dal suo essere una donna senza secondi fini, se non quello di immortalare.

Dolore

Anche per questo Letizia giunge ad un punto in cui non riesce più a sopportare lo strazio di quella realtà, che immortala. Tra le sue foto mi è rimasta impressa in particolare un’immagine in cui viene ritratto un uomo folgorato mentre viene estratto dal tombino in cui cercava di rubare del rame da vendere per fornire sostentamento alla sua famiglia.

La foto 

Si tratta di un’immagine molto profonda, che a parer mio esprime pienamente il carattere artistico di Letizia: foto a primo impatto dolorose, ma che bisogna osservare attentamente per comprenderne il significato, e che allo stesso tempo permettono di immergersi nel contesto sociale e percepire le emozioni ritratte, in particolare la disperazione.


di Jacopo Zoletto - II liceo

Letizia Battaglia è stata una fotografa di Mafia, come la chiamavano tutti, che ha vissuto nel XX secolo, principalmente in Sicilia. Letizia tuttavia preferiva essere chiamata solo fotografa, perché, dopo anni e anni passati a fotografare crimini e sofferenza, ha voluto alleviare il dolore che le sue foto trasmettevano, per esempio accostando a queste la bellezza di ragazze nude, oppure lavando via simbolicamente la sofferenza con l'acqua, immergendo le immagini in mare. 

A Letizia è stata dedicata la mostra allestita dal primo aprile, che abbiamo visitato il 25 settembre con la classe, presso l'Istituto Italiano di Cultura a Parigi, dove sono esposte molte sue foto e alcuni articoli di giornale in cui compaiono i suoi scatti. Molti sono omicidi e attentati compiuti dalla mafia o immagini di sofferenza dei parenti delle vittime, immagini alternate talvolta con fotografie che testimoniano la bellezza di Palermo e dei suoi abitanti. Il tutto è completato da uno schermo che riproduce un video-intervista di Letizia, che racconta la storia di alcune foto e spiega i suoi sentimenti e la sua vita più in generale. 

Il complesso dà un'idea di un quadro tristemente controverso, che comunica un dolore e una sofferenza profondi, e anche delle immagini più serene all'apparenza si può percepire un sentimento malinconico che pervade gli animi delle giovani modelle.


Un esempio che mi ha colpito è la foto qui accanto. È la rielaborazione di una foto più vecchia che raffigurava un ragazzino con in mano una pistola puntata verso qualcuno: un'immagine molto significativa che può rappresentare la criminalità e la paura tra i giovani, ma anche la mancanza di potere delle autorità. Più recentemente Letizia l'ha utilizzata per dar vita a una nuova immagine, dove sembra che il bambino stia sparando a una ragazza nuda di cui si vede il seno, mentre un'altra ragazza in primo piano guarda direttamente lo spettatore. Le due ragazze hanno la funzione di distogliere l'attenzione dal soggetto più tragico, in un tentativo di alleviare il dolore con la visione del bello. Il tutto è incorniciato dall'acqua del mare, le cui onde si infrangono sulle ragazze e sul bambino, rendendo un'idea di caos, ma mostrando anche la volontà di lavare via la sofferenza della foto originale, come se fosse un vestito da cui si lava via una macchia. 

Questa foto così diretta e allo stesso tempo contraddittoria può sintetizzare l'intera evoluzione delle foto di Letizia Battaglia, fotografa di mafia, ma non solo.


di Eugenie Garcia - II liceo

Lunedì 25 settembre, insieme alla classe, sono andata all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi per vedere la mostra Letizia Battaglia: cronaca, vita, amore, aperta a tutti dal 14 aprile fino al 29 settembre. L’esposizione era piuttosto lineare ed era composta da un’eccezionale quantità di fotografie, tutte in bianco e nero, vicino alle quali erano sparse le didascalie. Letizia Battaglia ci propone un alternarsi di fotografie di vittime di crimini e povertà, di momenti quotidiani e di mafia che permettono di avere un quadro generale della situazione palermitana. La mostra era suddivisa in tre stanze e ognuno poteva scegliere quale direzione prendere, questo rendeva la presentazione originale e fluida. La fotografa denuncia la violenza causata dalla mafia che infesta le strade di Palermo e, grazie alle sue testimonianze, possiamo constatarne l’aggressività. Momenti tragici e, a volte crudeli, dipingono una realtà brutale in cui la pace non sembra esistere. Grazie alla fotografia, Letizia Battaglia ci svela i segreti più cupi di Palermo, scattando delle foto di momenti rari e, qualche volta, terrificanti. 


Tra due sale, era presente un televisore sul quale c’era un video di Letizia Battaglia, che ci spiegava il suo lavoro. Questo dispositivo ci permetteva di sentirci totalmente coinvolti e di conoscere personalmente la fotografa. Letizia Battaglia definì la fotografia come qualcosa di spontaneo, affermando che nessun fotografo sceglie veramente ciò che scatta. Questa percezione della fotografia mi ha molto interessata, essendo anch’io un’appassionata. Grazie al lavoro di questa donna ho capito che la fotografia è un’arma temuta dai prepotenti e che sono state poche le donne che si sono affermate come fece lei. 

 

La maggior parte delle foto, dei ritratti e dei fotomontaggi, vogliono informare il pubblico sulla presenza di un cancro, chiamato mafia, nella vita quotidiana dei palermitani. Erano presenti alcune eccezioni, tra cui Enfant travailleur – Palerme 1984 che raffigura un ragazzo stanco che si riposa su una cassetta di legno, mentre attorno a lui la vita sembra scorrere normalmente. Molte persone nella nostra società attuale risentono di questa solitudine e di questa stanchezza estrema dovuta dagli studi o dal lavoro. Secondo me, questa fotografia rappresenta perfettamente questo sentimento. 

 

In conclusione, Letizia Battaglia non è solamente una fotografa di mafia, ma ha come obiettivo quello di svelare la vera Sicilia nascosta dietro le apparenze e i pregiudizi. 


di Maria Vittoria Schiappacasse - II liceo

Letizia Battaglia, molto più di una semplice fotografa di mafia, legata per tutta la vita a Palermo, ha deciso di voler far parlare il mondo della sua città, nel bene e nel male. All’istituto italiano di cultura di Parigi si è tenuta una mostra con alcuni degli scatti di questa donna; i quali ci mostrano la vera essenza di Palermo, in ogni sua sfaccettatura, con tutto il caos, la violenza e la morte, ma anche i momenti di genuinità e spensieratezza. Letizia, che inizialmente aveva come unico obiettivo quello di far conoscere davvero la sua città, decide, a un certo punto della sua vita, che non voleva più che le sue foto mettessero in evidenza tutta quella violenza, a cui lei stessa aveva dovuto assistere a causa del suo lavoro; cominciò così una nuova campagna che aveva come scopo quello di spostare il focus delle sue immagini, dalla violenza a qualcosa di nuovo, corpi di donne nude. Alla mostra erano presenti soltanto le foto originali, le quali, divise su quattro sale, erano accompagnate da piccole didascalie. All’interno della prima stanza si trovava inoltre un tavolo, interamente coperto da articoli di giornale che raccontano i fatti di cronaca, incentrati principalmente sulla mafia, catturati da Letizia nelle sue immagini.


È una mostra che trasmette molte emozioni e le scene rappresentate sono tratte dalla quotidianità di una città caotica. Gli stati d’animo che la fotografa è riuscita a catturare sono profondi e, secondo me, è proprio per questo che gli scatti colpiscono così tanto l’occhio di chi li osserva; sono vicini alla realtà, e ti fa sentire quasi come li stessi vivendo in prima persona.


Tra tutti gli scatti esposti alla mostra quello che mi ha colpito di più è stato quello che ritrae un appartamento in procinto di crollare, come dimostra la grande crepa che attraversa il muro, e una bimba che urla. Si tratta di un grido di paura, che racchiude tutto il terrore di una bambina che non sa cosa le succederà, costretta da così piccola a lasciare la propria casa per salvarsi la vita; Letizia è riuscita a rendere tutte queste emozioni tramite un’immagine, ed è per questo che mi ha colpita. La foto che ho selezionato fa parte dell’ultima campagna di Letizia: cambiare il soggetto dell’immagine, dalla bambina che urla di terrore a una donna nuda in piedi al suo fianco.




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