di Alessandro Scoccimarro - I liceo
Il femminicidio, pur essendo un termine nato in epoca moderna, compare anche in tutta la letteratura, fin da quella più antica. Il primo uso del termine è nel 1990, per opera della docente di Studi Culturali Americani, Jane Caputi ed in seguito della criminologa e scrittrice sudafricana Diane E.H. Russell. Quest’ultima, nel romanzo dal titolo Femicide: The Politics of Woman Killing, specifica che con il termine femminicidio si intende una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna solo perché donna. Da ciò si intuisce che la violenza sia la conseguenza di una tendenza altamente misogino molto ricorrente che porta a pensare che il solo fatto di essere donna porti all'essere una tentazione agli occhi dell'uomo.
La letteratura e in generale ogni forma di cultura, inviano messaggi capaci di condizionare la vita delle persone. Le opere letterarie sono molto spesso lo specchio della società, ma nello stesso tempo la modellano, invitando a riflettere il lettore aiutandolo a sviluppare il proprio senso critico. La letteratura, avendo spesso come tema centrale l’amore, non poteva non presentare il problema della violenza sulle donne, infatti per creare una società in cui non vi siano più abusi sulle donne occorre prima di tutto educare all’amore.
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