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Alice Pacchiotti

Una parola per il 2024

Una parola per il 2024

di Alice Pacchiotti IV Liceo


Anno bisesto anno funesto: il vecchio proverbio risalente al tempo dei romani è una condanna anche per il 2024?



Se leggiamo le previsioni di Nostradamus e di Baba Vanga, la chiaroveggente bulgara scomparsa da anni ma che ha lasciato indicazioni fino al 5079, non c’è da stare tranquilli. Senza andare lontano nel tempo, basta ricordare l’ultimo anno bisesto, il 2020, anno della pandemia da Coronavirus, e prima di lui il 2016, segnato dal terremoto in Centro Italia, per sentire i brividi.

Con quali parole possiamo affrontare il nuovo anno bisesto per renderlo meno funesto?

Abbiamo vissuto gli anni della pandemia sotto l’egida della parola resilienza, usandola spesso a sproposito, turbati dal pericolo dell’onda dell’apocalisse, altro vocabolo fino ad allora desueto e tornato alla ribalta per raccontare una catastrofe globale che pensavamo possibile solo nei film di fantascienza.

Perché pensare proprio alle parole? Perché le parole non sono soltanto suoni astratti o un insieme di lettere, sono anche promesse e impegni concreti.

E allora rifletto e penso che per il 2024 sia giunto il momento di riaprire i nostri cassetti chiusi da tempo e riprendere alcuni vecchi vocaboli.

Pensiamo alla parola pace, usata nel secolo scorso, che davamo ormai per scontata e che ora richiede un urgente ripasso. Oppure la parola rispetto, concetto versatile da non dismettere mai: rispetto per gli altri, per l’ambiente, per noi stessi, per ciò che non ci somiglia, per le donne; che per quante battaglie abbiano fatto per avere ciò che gli spetta, spesso restano ancora in seconda fila e a volte rischiano la vita per una mera questione di cromosomi.

Rifletto e penso che la mia parola che farà da guida per questo 2024 sarà umanità, che può sembrare troppo banale e retorica ma ha certamente il vantaggio di racchiudere dentro di sé tanti valori. L’umanità, infatti, è ciò che ci rende invincibili, è ciò che ci porta a salvare un migrante in mare, a provare vicinanza per le vittime della guerra, a rifiutare le facili scorciatoie dell’Intelligenza Artificiale, sicuramente più veloce ed efficiente ma meno sensibile e fantasiosa di quella naturale, a privilegiare l’etica al profitto, la ragione all’istinto e alla prepotenza.

Insomma, essere umani è il nostro super potere, un insieme di creatività, ingegno, fragilità e compassione, che nessuna macchina o tecnologia potrà mai eguagliare ma di cui spesso non ce ne accorgiamo.

A questo punto, per questo 365 più uno, senza troppe pretese, potremmo anche cambiare il proverbio in anno bisesto anno modesto con la buona pace di tutti, scaramantici compresi.



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